LA SCUOLA E I POLITICI, I DOCENTI , I SINDACATI E LA SALUTE.
Se non fosse una tragedia, ci sarebbe da ridere. Consideriamo solamente alcune delle dichiarazioni politiche degli ultimi 24 mesi. Ai suoi tempi Monti dichiarava in televisione che gli insegnanti sono egoisti perché non accettano nemmeno un aumento orario di 2 ore (peccato che nel decreto ne mettesse 6, omettendo di calcolare tutte le ore di “back office”). Interveniva a ruota Bersani che faceva muro contro le 24 ore volute da Monti e l’assalto (ennesimo) veniva così respinto. Ora abbiamo Renzi che manda avanti la Giannini e Reggi (Letta non aveva fatto in tempo con la Carrozza) invocando 36 ore per quei fannulloni dei docenti italiani. La sparata appare però così grossa agli stessi autori che viene sconfessata dallo stesso Reggi nel giro di 24 ore (“Le mie sono state parole frutto di scarsa ponderazione”).
Fin qui la politica sulla scuola. E i docenti che fanno? Tremilanovecentosettantasei (3.976) sono scatenatissimi, a prescindere dall’ipotesi 36 ore. Sono i cosiddetti Q96 che, dopo due anni di lavoro extra (grazie a un errore riconosciuto tardivamente da donna Fornero), stanno finalmente ottenendo il sacrosanto diritto di andare in pensione. Spero ardentemente che ce la facciano: per loro e per i posti di lavoro che libereranno ad altrettanti giovani colleghi. Mi si consenta però una considerazione che mi balla in testa da quando (20 anni) mi occupo della salute degli insegnanti: come mai la più numerosa categoria professionale di dipendenti pubblici (un milione) si fa così bistrattare dalla politica? Mi spiego meglio con un esempio. L’errore della Fornero con i Q96 avrebbe dovuto vedere la reazione compatta di tutto il corpo docente (sindacati inclusi) e non solo dei 3.976 sfortunati. Così come mi aspetto in futuro un vero aiuto dai Q96 – una volta in pensione – nella battaglia per far riconoscere l’usura psicofisica quale patologia professionale degli insegnanti. In moltissimi mi hanno infatti scritto che si trovno in pieno burnout dopo decenni di professione svolta.
Infine una considerazione e alcune domande sui sindacati e sul loro ruolo di tutela della salute dei loro associati. Perché non richiedono (ottenendola) al ministro di turno di effettuare una seria valutazione della salute dei docenti? Perché non pretendono che questa venga effettuata prima di ogni riforma previdenziale che invece viene attuata da sempre a prescindere dalla condizione di salute dei lavoratori? Perché con l’adozione del Testo Unico sulla tutela della salute dei lavoratori (DL 81/08) non hanno preteso che la prevenzione prevista dalla norma non fosse adeguatamente finanziata? Tutte domande che finora non hanno avuto risposta. Una sola volta un segretario nazionale di un importante sindacato scolastico mi disse: “I dati dei suoi studi non è bene tirarli fuori perché servirebbero solo ad attirare un altro stereotipo sugli insegnanti: pazzi oltreché fannulloni”.
Ringrazio questo rappresentante dei lavoratori per il saggio - per lui - consiglio ma non mi rassegno e ripresento l’appello che redassi per l’allora ministro Carrozza (che peraltro non si peritò di rispondere come i colleghi che l’hanno preceduta). Giannini ascolterà? Non poniamo limiti alla Provvidenza. Di certo le conviene: dovrebbe infatti sapere che non puoi fare alcuna riforma se prima non sai come stanno le tue truppe.
Appello al Ministro Giannini
A cura del Dr. Vittorio Lodolo D’Oria
Esperto in malattie professionali degli insegnanti
Ricapitoliamo lo stato di salute negli insegnanti…
- L’insegnamento comporta alta usura psicofisica ed è pertanto ricompreso tra le cosiddette Helping Profession
- Francia (2006) e Regno Unito (2009) hanno rilevato che il tasso suicidario tra gli insegnanti è il più alto in assoluto se comparato con quello dell’intera popolazione. L’Italia non raccoglie dati in proposito.
- In Germania, Regno Unito e Italia oltre la metà dei pensionamenti anticipati per motivi di salute è conseguente a una diagnosi psichiatrica
- In Giappone le assenze per malattia causate da una diagnosi psichiatrica sono passate dal 35% al 55% in 10 anni (1995-2004)
- In California (studio su 133.000 docenti del 2002) l’incidenza di tumore (al seno soprattutto) si è rilevata decisamente superiore a quella della popolazione generale. Analogo riscontro è stato evidenziato nello studio milanese pubblicato su La Medicina del Lavoro N° 5/2004 e N°3/2009
- A Torino e Milano (studio osservazionale 1992-2003) il 50% di diagnosi in seguito ad accertamento medico è di tipo psichiatrico (psicosi 30%, depressione 70%). Su base annuale attualmente le diagnosi psichiatriche in Collegio Medico di Verifica (CMV) superano il 70%
- Meno dell’1% dei quasi 8.000 dirigenti scolastici conosce l’iter per l’accertamento medico d’ufficio (studio 2008) ed è in grado di stabilire come e quando è indispensabile avviare la pratica
- Solo il 19% dei docenti è a conoscenza del rischio psichiatrico/oncologico della professione (studio) e dunque la categoria è esposta alle suddette patologie senza saperlo. Docenti non conoscono iter per l’accertamento medico in Collegio Medico di Verifica
- Prevenzione dello Stress Lavoro Correlato (SLC) a scuola è obbligatorio dal 1° Gennaio 2011 (D.L.81/08) ma nessuno sembra preoccuparsene anche perché non sono stanziati fondi ad hoc
- L’ultimo studio sui docenti inidonei permanentemente per motivi di salute (05.10.12) ha dimostrato che le diagnosi psichiatriche superano il 70% e sono 5 volte più frequenti delle disfonie croniche riconosciute come causa di servizio.
E di conseguenza domandiamo…
- Perché il nuovo T.U. sulla tutela salute dei lavoratori (D.L.81/08) non è stato finanziato nella scuola con fondi ad hoc?
- Come si intende contrastare, senza risorse, il rischio psichiatrico ed oncologico nei docenti?
- Non si considera dovere istituzionale del MIUR informare e formare adeguatamente i dirigenti scolastici sul ricorso all’accertamento medico d’ufficio in CMV?
- Perché il ministro non rispose sull’argomento all’interrogazione dell’On. Sbrollini dell’ottobre 2009 ed il ministro successivo non rispose neanche all’interrogazione del sen. Valditara del gennaio 2011? Perché le istituzioni non si occupano della materia che riguarda la più numerosa categoria professionale costituita da donne nell’82% dei casi?
- Come è stato possibile pensare di allungare l’età pensionabile dei lavoratori della scuola (82% donne) senza prima verificare la salute della categoria?
- Chi supporta i dirigenti scolastici e verifica che attuino scrupolosamente i dettami legislativi inerenti lo SLC?
- La riqualificazione della professione non passa attraverso il superamento degli stereotipi nell’opinione pubblica attraverso campagne d’informazione pubblica?
- Il coinvolgimento della classe medica (del tutto ignorante in materia come dimostrato dagli studi effettuati) non deve forse essere totale?
- Come mai questo silenzio assordante e connivente dei sindacati in materia di tutela della salute dei lavoratori? Non sarebbe auspicabile un loro intervento come in Inghilterra e Francia?
- Può un Paese come l’Italia continuare a ignorare un problema che riguarda la più numerosa categoria professionale impegnata a formare le generazioni future?
P.Q.M.
Partendo proprio da quest’ultimo punto, si richiede al titolare del MIUR di sanare tempestivamente la posizione - altamente ingiusta - dei cosiddetti docenti della Quota 96, per poi mettere coraggiosamente mano alla inderogabile questione della salute dei docenti, il riconoscimento delle loro malattie professionali, la loro prevenzione unitamente ai percorsi di diagnosi e cura.
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