I docenti devono trovare la forza e la determinazione per diventare l’avanguardia della riscossa sociale contro l’analfabetismo programmato a tavolino e contro il volgare riduttivismo neoliberista. Devono!
LIBERI DI ESSERE SCHIAVI
di Marcella Raiola - 26 giugno 2014
Anticipazioni preoccupanti, ma per nulla sorprendenti, si rincorrono sul web e sulle pagine Fb dei docenti, rimandando ora la confortante impressione di una finalmente raggiunta unità di intenti e interessi tra precari e docenti di ruolo, ora la sconfortante prefigurazione di una Scuola convertita definitivamente in azienda produttrice di bracciantato deideologizzato, acritico e asservito, da precarizzare a vita.
L’algido e disumano premier Monti, “nominato” da Napolitano per eseguire i diktat della Troika, non si peritò di andare in Tv, dal compiacente Fazio, a mentire spudoratamente sulla proposta che aveva cercato di far passare, bypassando la contrattazione sindacale; in quella sede, senza vergogna e dando prova di straordinaria e inquietante fiducia nell’asservimento dei media e nella loro capacità di mistificare del tutto la realtà, accusò i docenti di essersi opposti, per “corporativismo” e difesa dei propri “privilegi” (già! privilegi sono, infatti, l’essere considerati dei fannulloni inutili, il restare precari fino a 55 anni circa, l’essere mobbizzati e l’arrivare a stento a fine mese!) ad un aumento dell’orario di lavoro di sole 2 ore, mostrando, in ciò, scarsa solidarietà verso altre categorie di lavoratori oppressi dalla crisi…
L’algido e disumano premier Monti, “nominato” da Napolitano per eseguire i diktat della Troika, non si peritò di andare in Tv, dal compiacente Fazio, a mentire spudoratamente sulla proposta che aveva cercato di far passare, bypassando la contrattazione sindacale; in quella sede, senza vergogna e dando prova di straordinaria e inquietante fiducia nell’asservimento dei media e nella loro capacità di mistificare del tutto la realtà, accusò i docenti di essersi opposti, per “corporativismo” e difesa dei propri “privilegi” (già! privilegi sono, infatti, l’essere considerati dei fannulloni inutili, il restare precari fino a 55 anni circa, l’essere mobbizzati e l’arrivare a stento a fine mese!) ad un aumento dell’orario di lavoro di sole 2 ore, mostrando, in ciò, scarsa solidarietà verso altre categorie di lavoratori oppressi dalla crisi…
In realtà le ore aggiuntive che Monti aveva cercato di imporre e contro cui, vivaddio, i docenti avevano energicamente protestato, erano 6, a parità di salario; non si trattava, inoltre, di ore di attività extracurriculari, ma di ore di lezione frontale, il che avrebbe significato attribuzione di almeno un’altra classe a chi ne aveva già anche fino a 7 (docenti di matematica e lingue), drastico abbassamento della qualità della didattica e taglio “lineare” e ulteriore delle cattedre riservate ai precari! L’impudenza fu davvero imperdonabile e atroce, se si pensa che proprio per il settore Scuola è stato coniato lo stilema: “bancomat della crisi“, visto che alla Scuola sono stati sottratti 8 miliardi e 100.000 posti!
Subissato dalle critiche e dalla rabbia del popolo della Scuola, Fazio dovette imbastire di malavoglia una puntata “riparatrice” della sua trasmissione, chiamando il sublime Prof. Salvatore Settis a difendere la Scuola pubblica e a ripristinare un minimo di decenza comunicativa sul lavoro degli insegnanti, sul lavoro “intellettuale”, cioè, tanto spregiato dagli ultimi governi (non è ancora stata archiviata né dimenticata la sciocca e offensiva etichetta di “choosy” affibbiata dall’ineffabile Fornero ai giovani studenti italiani con aspirazioni ritenute “eccessive” da parte dei sacerdoti dell’onnipotente dio Mercato).
Ora, con modalità diverse e con la parvenza della “libertà di scelta”, il governo Renzi, più violento ancora di quello Monti (che, almeno, procedeva da una crisi interna ed era perciò meno illegittimo di quello attuale, privo di avallo popolare), e più subdolo, perché accreditato di volontà di “rinnovamento”, torna all’attacco con la stessa proposta, presentata come “opzione”. Lavorare 24 ore si potrà ma non si dovrà: questo è quanto filtra dai media, che riportano indiscrezioni e dichiarazioni rese dal gruppo di lavoro che, manco a dirlo senza investitura da parte di nessuno, sta procedendo alla stesura dell’ennesima, esiziale “riforma epocale” della Scuola.
Lasciare libera scelta sull’aumento dell’orario, cui sarà ovviamente legata anche la “carriera” del docente e la percezione di un salario differenziato, significa agire d’astuzia, separare i possibilisti spregiudicati dagli idealisti sovraffaticati, sfidare apertamente la maturità deontologica, la compattezza professionale e la coerenza programmatica del corpo docente italiano. E significa pure ammettere apertamente che lo scopo precipuo della riforma non è quello di “efficientizzare” il sistema, ma quello di spaccare il corpo docente e operare una distinzione tra i “sommersi” e i “salvati”, per neutralizzare l’azione parificante della Scuola pubblica.
Se il “sistema”, infatti, avesse davvero bisogno di accrescere, al fine di incrementarne la produttività, l’orario di lavoro di una categoria “sottoutilizzata”, non lascerebbe certo al lavoratore la libertà di optare per l’orario “standard” o per quello maggiorato!
Lasciare libera scelta sull’aumento dell’orario, cui sarà ovviamente legata anche la “carriera” del docente e la percezione di un salario differenziato, significa agire d’astuzia, separare i possibilisti spregiudicati dagli idealisti sovraffaticati, sfidare apertamente la maturità deontologica, la compattezza professionale e la coerenza programmatica del corpo docente italiano. E significa pure ammettere apertamente che lo scopo precipuo della riforma non è quello di “efficientizzare” il sistema, ma quello di spaccare il corpo docente e operare una distinzione tra i “sommersi” e i “salvati”, per neutralizzare l’azione parificante della Scuola pubblica.
Se il “sistema”, infatti, avesse davvero bisogno di accrescere, al fine di incrementarne la produttività, l’orario di lavoro di una categoria “sottoutilizzata”, non lascerebbe certo al lavoratore la libertà di optare per l’orario “standard” o per quello maggiorato!
La verità è che la politica sa benissimo di non poter chiedere di più a coloro cui ha tolto perfino la dignità; sa benissimo che i professori hanno un carico di lavoro domestico e burocratico onerosissimo, non retribuito e misconosciuto per comodo, ma sa benissimo, anche, che parte del corpo docente è suscettibile di essere corrotta dal miraggio di un guadagno più sostanzioso, e che un’altra parte, quella “destrorsa”, per così dire, è già stata sedotta dal miraggio della trasformazione della Scuola in un’ordinata caserma in cui le “teste calde” (tra i colleghi e tra gli studenti) possano essere messe in riga e sotto schiaffo.
Ecco perché getta il pomo della discordia, come suo ignobile costume, in mezzo a insegnanti dilaniati dalla precarietà, vilipesi da una diffamazione funzionale e sistematica, dequalificati dalla sottrazione progressiva di risorse, depotenziati dall’arroganza crescente di prèsidi cui da tempo è stato tacitamente consentito o espressamente richiesto di anticipare i “desiderata” ministeriali, in modo che la legge debba poi solo ratificare prassi già consolidate a colpi di provvedimenti disciplinari, urla, minacce, imposizioni, ricatti e intimidazioni.
Ed ecco perché è assolutamente necessario rispondere con la massima fermezza e puntando i piedi unitariamente, tenendo conto che accettare di lavorare di più significa:
Ecco perché getta il pomo della discordia, come suo ignobile costume, in mezzo a insegnanti dilaniati dalla precarietà, vilipesi da una diffamazione funzionale e sistematica, dequalificati dalla sottrazione progressiva di risorse, depotenziati dall’arroganza crescente di prèsidi cui da tempo è stato tacitamente consentito o espressamente richiesto di anticipare i “desiderata” ministeriali, in modo che la legge debba poi solo ratificare prassi già consolidate a colpi di provvedimenti disciplinari, urla, minacce, imposizioni, ricatti e intimidazioni.
Ed ecco perché è assolutamente necessario rispondere con la massima fermezza e puntando i piedi unitariamente, tenendo conto che accettare di lavorare di più significa:
A) ammettere che finora si è lavorato troppo poco
B) ammettere che quella dei docenti è una categoria di lavativi, avallando il pregiudizio infame che grava su di essa
B) ammettere che il lavoro del docente si esaurisce in aula e può essere inteso come una sorta di “baliaggio di secondo grado”
C) ammettere che i precari, che sarebbero certamente penalizzati da questa proposta, sono effettivamente una “piaga”, secondo l’oltraggiosa definizione della Giannini, da “sanare” con l’estromissione dalla Scuola di migliaia di docenti sfruttati da anni, e con la conseguente dissipazione delle competenze e del ricchissimo know how da essi stratificato
D) ammettere che la sola gratificazione cui i docenti mirano è quella di tipo economico, a prezzo della svendita di ogni diritto sindacale e della stessa dignità personale e di “classe”
E) ammettere che è giusto discriminare tra lavoratori che hanno condizioni familiari, ambientali e logistiche ideali, sicché potrebbero più facilmente prestare la loro opera per più ore, e lavoratori (non dimentichiamo che stiamo parlando, per lo più, di lavoratrici!) che, pur volendo, non potrebbero, avendo problemi di organizzazione familiare, congiunti cui prestare assistenza o distanze ingenti da percorrere.
Stavolta, mancando la protervia e l’antipatia del mentitore Monti, sarà più difficile smascherare i piani (identici!) del potere e resistere. I docenti, però, hanno tutte le risorse per comprendere a quale umiliazione e defunzionalizzazione la Scuola sarebbe sottoposta se passasse questa linea, che evelle collegialità e cooperazione.
Accettare l’aumento significherebbe confermare indirettamente e volontariamente i disgustosi luoghi comuni sul lavoro dei docenti; significherebbe baciare la mano che bastona!
I docenti devono trovare la forza e la determinazione per diventare l’avanguardia della riscossa sociale contro l’analfabetismo programmato a tavolino e contro il volgare riduttivismo neoliberista. Devono!
Accettare l’aumento significherebbe confermare indirettamente e volontariamente i disgustosi luoghi comuni sul lavoro dei docenti; significherebbe baciare la mano che bastona!
I docenti devono trovare la forza e la determinazione per diventare l’avanguardia della riscossa sociale contro l’analfabetismo programmato a tavolino e contro il volgare riduttivismo neoliberista. Devono!
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